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Disabilità, inclusione (?) e lavoro nell’Università di Padova

Riceviamo oramai quasi quotidianamente segnalazioni di colleghi e colleghe con disabilità e assunti attraverso percorsi per categorie protette che ci fanno partecipi di molteplici difficoltà di inserimento nel contesto lavorativo. Spesso, a seguito dell’assunzione in servizio da parte del dipendente con determinate disabilità o patologie, o alla sopraggiunta disabilità durante la carriera lavorativa, non si accompagna un servizio di supporto attento delle necessità, percorsi personalizzati di inserimento e di sviluppo delle professionalità. Il risultato è che spesso la persona si ritrova sola, fragile e priva di sostegno.

Da maggio 2023 stiamo chiedendo un tavolo di discussione per risolvere i molteplici problemi legati alle condizioni di lavoro del personale in situazione di svantaggio. È passato quasi un anno e non si è fatto niente. La nostra richiesta rimane completamente inevasa.

Riteniamo questo comportamento dell’Università di Padova estremamente grave, stridente e contraddittorio rispetto alla “narrazione mainstream” che racconta ogni giorno di un Ateneo attento, impegnato, inclusivo.

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Poco da festeggiare per il PTA

Come ogni anno la cerimonia di inaugurazione dell’A.A. è l’occasione da parte della governance per lodare i risultati conseguiti dall’Ateneo, i ranking, gli obiettivi raggiunti.

Il sindacato SNALS non partecipa ai festeggiamenti, da sempre preferiamo collocarci lontani dalle celebrazioni, per stare accanto a coloro che non indossano il vestito delle feste ma che lavorano sul campo con grande professionalità e dedizione, nonostante gli stipendi indecorosi e la poca considerazione da parte dei vertici.

Poco da festeggiare per il PTA. In questi giorni sono in fase di svolgimento una serie di concorsi a tempo indeterminato nei quali partecipano colleghi precari con molti anni di servizio, costretti a sobbarcarsi i pesanti iter concorsuali dell’accesso dall’esterno, quando invece si potevano stabilizzare le posizioni con procedura speciale, richiesta a gran voce dalle rappresentanze sindacali ma negata dall’università. Quanta frustrazione creata per nulla e purtroppo assistiamo alla perdita di competenze perché molti se ne stanno andando dall’università. 

Vogliamo parlare dell’attenzione che l’ateneo patavino riserverebbe alle persone con disabilità? Da maggio 2023 abbiamo chiesto un tavolo di discussione per risolvere i molteplici problemi legati alle condizioni di lavoro del personale in situazione di svantaggio, viste le segnalazioni che riceviamo pressoché quotidianamente. È passato quasi un anno e non si è fatto niente. 

Abbiamo già detto sulla polizza sanitaria e sull’anticipo dell’indennità di vacanza contrattuale, vicende che denotano la scarsa attenzione della governance verso il personale tecnico amministrativo.

Qualche settimana fa siamo stati a colloquio con la Rettrice, la quale ci ha garantito un cambio di passo, un dialogo costante con i sindacati e un impegno straordinario per il PTA. Finora quanto promesso non si è concretizzato, speriamo di poter dire diversamente in futuro.

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Firmato il CCNL 2019-2021

In data 18 gennaio 2024, l’ARAN e la maggioranza delle Organizzazioni Sindacali rappresentative (SNALS, CISL, CGIL, GILDA e ANIEF) hanno sottoscritto in via definitiva il testo del nuovo CCNL di comparto per il triennio 2019-2021.

Gli effetti derivanti dall’applicazione del nuovo CCNL, secondo quanto dispone l’art.2, comma 2, decorrono dal giorno successivo alla data di stipulazione (fatti salvi i casi in cui è il contratto stesso a prevedere una diversa decorrenza).

Considerata la parte economica del CCNL 2019-2021 già riconosciuta, ci adopereremo perché siano liquidati al più presto i rimanenti arretrati previsti dal contratto (aumento dell’indennità di Ateneo).

Abbiamo anche inviato in data odierna una richiesta d’incontro urgente con il Ministro dell’Università e della Ricerca per la definizione di importanti problematiche irrisolte, tra le quali le questioni relative alle Aziende Ospedaliere Universitarie e alla figura professionale del Tecnologo.

Nello stigmatizzare l’eccessivo lasso di tempo trascorso tra l’ipotesi di accordo e la firma definitiva in data odierna, il nostro Sindacato ha anche chiesto alla parte pubblica l’immediato avvio dei lavori dedicati al nuovo triennio di contrattazione.

PRINCIPALI NOVITÀ DEL CCNL 2019-2021

ORDINAMENTO PROFESSIONALE

Rimangono le quattro aree professionali attuali che però cambiano nome: B-Operatori, C-Collaboratori, D-Funzionari, EP-Elevate Professionalità. Viene rivisto e migliorato il sistema di progressione economica all’interno di ogni area, con 5 differenziali economici di importo superiore ai differenziali precedenti. Le attuali posizioni economiche acquisite dal personale vengono inglobate nella retribuzione individuale. In sostanza tutti ricominciano da capo con le progressioni orizzontali.

PARTE ECONOMICA 

– aumento dell’indennità di ateneo (di luglio) a valere dall’anno 2022 (EP €450, D €420, C €360, B €300) 

– livello economico di ingresso per la nuova area degli operatori all’attuale livello economico del B3 (con automatico incremento per il personale in ruolo inquadrato in B1 e B2) e per l’area dei collaboratori all’attuale livello del C2 (con automatico incremento per il personale in ruolo inquadrato in C1) 

– 5 differenziali economici di valore unitario per ogni area (che sostituiscono le attuali posizioni economiche) acquisibili con procedure analoghe alle attuali PEO con i seguenti valori: 

Area Elevate Professionalità (EP) €2.200 

Area dei Funzionari (ex categoria D) € 1.550 

Area dei Collaboratori (ex categoria C) € 1.350 

Area degli Operatori (ex categoria B) € 1200

– Piano straordinario di Progressioni Verticali (PEV): entro il 30.06.2026 sarà possibile progredire anche senza il possesso del titolo di studio previsto per l’accesso dall’esterno

– Aumento dei valori delle indennità di responsabilità e posizione: 

per l’area delle Elevate Professionalità fino a €18.000 

per l’area dei Funzionari fino a €7.000 (elevabile in sede di contrattazione integrativa di ateneo fino a €12.000) 

Per l’area dei Collaboratori e degli Operatori fino a €3.000 (fatti salvi trattamenti di miglior favore)

– Tetto del fondo del salario accessorio: potrà essere incrementato per far fronte ai maggiori oneri dovuti a stabili incrementi di personale.

– Regolamentazione del lavoro agile e del lavoro da remoto

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Occhio per occhio, dente per dente

La vendetta è un piatto che va consumato freddo, si dice. Caldo o freddo che sia, va comunque consumato.

È quanto emerge da alcune segnalazioni che ci sono pervenute. I capi che hanno ricevuto valutazioni basse dai loro sottoposti (c.d. valutazione del superiore gerarchico) sono molto arrabbiati e per questo metterebbero in atto azioni ritorsive abbassando le pagelline dei colleghi. Chi la fa l’aspetti, si potrebbe dire.

Così il prossimo anno il personale, ancora più indignato per il trattamento ricevuto, peggiorerà il suo giudizio nei confronti del capo, il quale reagirà di conseguenza, in una spirale di rancore e risentimento che porta inevitabilmente alla frantumazione organizzativa.

Ecco che una misura che in astratto dovrebbe riequilibrare il sistema si trasforma di un boomerang. Ma la ragione è semplice, è la VALUTAZIONE in sé ad essere un FALLIMENTO.

Dicono che è un atto dovuto per obbligo di legge. Non è proprio così! Non solo nel resto del pubblico impiego tutto questo complicato marchingegno non viene applicato, ma ci sono Università nelle quali la valutazione individuale proprio non c’è, ad esempio l’Università di Milano e parliamo di Atenei top ranking. E allora bisogna smetterla con il racconto del vincolo normativo cui dovremmo adeguarci. 

Lo scopo di questo sistema di valutazione, che diventa ogni giorno sempre più invasivo, non è “migliorare”, ormai è chiaro a tutti, bensì creare paura, plasmare un’organizzazione basata sulla sottomissione e sull’appiattimento del pensiero.

Vi ricordiamo che il dipendente che riceve una valutazione non positiva, prima di procedere con il ricorso, ha diritto al contradditorio con il proprio responsabile, anche con l’assistenza di un rappresentante sindacale. È una possibilità prevista dall’art. 81 del CCNL.

Il Sindacato SNALS è a vostra disposizione. Fate valere i vostri diritti. Accettare un sopruso non vi porterà a stare meglio, sarete invece sempre più esposti e siccome bisogna “differenziare”, perché non continuare a colpire coloro che non si difendono?

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Chi butterò dalla torre?

È vero, non è facile il lavoro del capo. Soprattutto se dall’alto costruiscono un sistema che ti obbliga a litigare con i colleghi. Infatti, i responsabili valutatori hanno fra i loro obiettivi questo indicatore:

Capacità di valutazione delle proprie collaboratrici e dei propri collaboratori, dimostrata tramite una significativa differenziazione dei giudizi

Cosa fareste voi al loro posto?

1. Eseguo. Quindi, anche se tutto il personale della struttura lavora al meglio e c’è un buon clima, abbasso le valutazioni, trovo qualcuno di sacrificabile e lo butto dalla torre.

2. Agisco con coerenza. Mi rifiuto di abbassare strumentalmente le valutazioni, ma in questo modo manco l’obiettivo con la conseguenza che la mia valutazione sarà più bassa (e anche l’incentivo).

3. Non accetto di svolgere il mio ruolo di coordinamento a queste condizioni e mi dimetto.

Scelta difficile? I responsabili che hanno deciso di agire con lealtà, rifiutando questo odioso ricatto, ci sono, ma purtroppo sono una minoranza. Questi colleghi hanno tutta la nostra stima. Coloro che invece hanno deciso di stare dalla parte del tritacarne dovrebbero fermarsi e riflettere, perché, se non è ancora abbastanza chiaro, si trovano loro stessi incastrati in una trappola. 

La valutazione costruisce paura, alimenta la diffidenza e il risentimento, esaspera la competizione e demolisce il lavoro di gruppo, disgrega l’organizzazione, produce malessere e sfiducia

Ci stanno mettendo uno contro l’altro. Basta!!! La “valutazione della performance” non è riformabile, va eliminata. Respingiamola tutti insieme. Confrontatevi, parlatene, rendete pubblico il dissenso. Non subite passivamente, non chiudetevi in voi stessi.

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Perché umiliare il PTA?

Da dove arriva l’ordine di abbassare le valutazioni? Chi ha deciso che il personale tecnico amministrativo deve essere mortificato e demoralizzato “per lavorare meglio”?

Sono domande alle quali non riusciamo a dare una risposta. È un’imposizione del Direttore Generale Scuttari? È un progetto a lungo termine del Prorettore Parbonetti? Ma con quali finalità?

La cosa che appare certa è che l’operazione distruttiva è stata affidata ai Segretari di Dipartimento e ai Capi Ufficio. Costoro stanno eseguendo il compito con obbedienza militare, nonostante questo comporti anche il loro fallimento, poiché se vengono assegnati voti bassi significa che i responsabili non hanno lavorato bene, che non c’è stato monitoraggio, che non sono stati in grado di gestire l’organizzazione e il miglioramento della struttura.

Quindi, perché i capi si auto accusano di inefficienza? È un controsenso. È mai possibile che un Ateneo di eccellenza abbia personale mediocre?

Riceviamo segnalazioni secondo le quali alcuni SD eserciterebbero forti pressioni psicologiche nei confronti del personale per autovalutarsi al ribasso. In taluni casi è stata riaperta l’autovalutazione per costringere i colleghi a modificare il voto che gli stessi si erano assegnati, forzandoli a svalutarsi.

Alcune affermazioni ricorrenti da capo a sottoposto (che si è autovalutato positivamente):

“allora come ti senti a essere il più bravo fra i colleghi?”

“ma sul serio non pensi di avere un margine di miglioramento?”

“la tua autovalutazione non è corretta nei confronti dei tuoi colleghi”

Fuori i voti di ognuno all’interno della struttura! TRASPARENZA subito! Confrontatevi, parlatene, rendete pubblico il dissenso. Non subite passivamente, non chiudetevi in voi stessi. 

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Ordine dall’alto: abbassare le valutazioni

In questi giorni di intensa attività tecnico-amministrativa, tutta l’organizzazione è protesa, con grande dispendio di energie, nella “valutazione della performance”, sulla carta uno strumento per il miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza dei servizi, nella realtà un mezzo per mortificare il personale, demotivarlo e renderlo passivo al lavoro.

Basta girare per gli uffici per capire qual è l’atmosfera che si respira. Però attenzione: il degrado del clima organizzativo è voluto. È lo scopo primario della valutazione, cioè quello di mettere in competizione le persone, di fomentare la contrapposizione fra capi e sottoposti, con il fine di dare forma all’eterno precetto del divide et impera. Ci dispiace che quei capi (SD e Capi Ufficio), che fino a poco tempo fa erano colleghi inter pares, si siano resi disponibili all’esecuzione di questo disegno deleterio.

Finché, anche da parte del personale, verrà legittimata la valutazione, pensando che sia riformabile, che possa essere migliorata, più oggettiva, più giusta, rimarremo sempre vittime di questo fardello.

Dobbiamo essere uniti, mai come ora è necessario respingere la valutazione, senza se e senza ma. Possiamo farlo rifiutando l’idea che ci sia una persona che possa giudicare non solo il nostro operato, ma anche i nostri comportamenti, le nostre attitudini, le nostre personalità. Basta con la pagellina! 

L’ordine che viene dall’alto è che bisogna abbassare le valutazioni, in altri termini anche se si lavora al massimo delle proprie possibilità non è concepito avere il massimo dei voti e questo perché, secondo loro, bisogna migliorare negli anni a venire.

Il risultato è opposto. La persona umiliata lavorerà sempre peggio, amerà il proprio lavoro sempre di meno, avrà un risentimento crescente e si allontanerà dal processo produttivo. Dove vogliono portarci con questa assurda valutazione della performance (il nome stesso è sgradevole)?

Intanto è giusto chiedere trasparenza. Fuori i voti di ognuno all’interno della struttura! E poi consigliamo al personale che subisce un trattamento ingiusto di comportarsi di conseguenza, altro che disponibilità continua, giorno e notte, eccellenza e PNRR.

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AUTOVALUTAZIONE: ecco servito il TRAPPOLONE

Lungi dal migliorare un sistema di valutazione gravemente offensivo nei confronti del personale tecnico amministrativo, il riformato modello è peggiore del precedente ed è strutturato scientificamente per abbassare le valutazioni, con l’aggravante che ad autopunirsi finirà per essere il personale stesso.

Infatti, tramite l’autovalutazione, la rete dei capi sta facendo pressioni più o meno esplicite affinché il personale non si assegni il massimo dei voti (punteggio 6) con l’assurda motivazione che “ci deve essere il margine di miglioramento” e altre simili insipienze.

Di conseguenza, l’equazione è: il dipendente si autovaluta al ribasso, il capo conferma (oppure abbassa ulteriormente), con il risultato che la valutazione diminuita risulterà autoassegnata, neanche più la necessità di giustificare l’abuso, che comunque non è mai stato un problema e che ha sempre trovato sostegno da parte dei vertici di Ateneo. Anzi, bravi quei responsabili che sono stati capaci di mortificare il personale, sono quelli che si guadagnano il biglietto per la carriera agile!

Il meccanismo dei ricorsi è un autentico bluff. Non c’è la minima imparzialità e anche di fronte ai rilievi degli organismi interni di garanzia (per due anni consecutivi il Difensore Civico ha individuato forti criticità nell’operato della Commissione) l’Ateneo ha fatto orecchie da mercante. Insomma, nello Statuto della Patavina Libertas c’è scritto che i dipendenti si possono rivolgere agli organismi di garanzia per tutelare i propri diritti, ma se questi gli danno ragione non succede assolutamente nulla. Un vero e proprio specchietto per le allodole, questa è la democrazia degli 800 anni.

Invitiamo il PTA a non farsi ingannare dalle sirene del “rinnovamento”, questa nuova valutazione è peggiore della precedente, ma lo è anche e soprattutto perché la “valutazione della performance” è irriformabile, è un male incurabile e andrebbe solo demolita.

Cosa dobbiamo fare, quindi, con l’autovalutazione? Non abbiamo dubbi: darsi il massimo dei voti, oppure rispedire al mittente e non autovalutarsi affatto.

Il Sindacato SNALS offrirà patrocinio gratuito a tutti coloro che vorranno impugnare giudizialmente la propria valutazione.

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Inaugurazione Anno Accademico – Il PTA chiede attenzione

Oggi, 13 febbraio 2023, si festeggia l’inizio dell’Anno Accademico 2022/2023 e gli 801 anni del nostro Ateneo, ma sinceramente fatichiamo ad unirci a questa cerimonia per le tante contraddizioni in essere. 

Stiamo vivendo un periodo che si fa sempre più difficile dal punto di vista sociale ed economico, l’inflazione è salita al 12%. Lo stipendio medio di un collega di categoria C a tempo pieno si aggira sui 1.200 euro al mese

La Rettrice Mapelli, nel suo tour elettorale, aveva promesso la VALORIZZAZIONE del PTA.

Ebbene, il caro energia e il caro vita stanno mettendo in ginocchio le nostre famiglie ma la VALORIZZAZIONE non si è vista.

Da mesi chiediamo alla Parte Pubblica di aprire un confronto per:

– Aumentare il Fondo Comune di Ateneo. La risposta: vedremo più avanti.

– Aumentare la fruibilità dei buoni pasto (anche in telelavoro), considerando che con lo smart working l’università sta risparmiando. La risposta: vedremo più avanti.

– Abbiamo chiesto le stabilizzazioni. La risposta: NO.

A ciò si aggiunga:

Borsellino welfare: siamo a febbraio e il portale è ancora chiuso.

Contributi educativi per i figli: mesi di ritardo.

Carichi di lavoro: aumentati in modo esponenziale per la politica di ampliamento della componente studentesca senza fare i conti con la sostenibilità. 

Concorsi pubblici: ci sono graduatorie da scorrere ma si continuano a fare nuovi concorsi esasperando soprattutto il personale a tempo determinato.

Clima interno e benessere lavorativo: in caduta libera.

La comunicazione pubblica dell’Università mostra statistiche e ranking finalizzati alla promozione di un Ateneo in stile aziendale, una narrazione ben lontana dalla vita concreta di studenti e dipendenti. Dati che fanno apparire l’Università di Padova in crescita, ma in realtà solo su alcuni indicatori scelti ad hoc.

Dopo un anno e mezzo, questa Governance ha un’idea delle condizioni in cui versa il personale? Ha intenzione di fare qualcosa?

Il PTA ogni giorno onora il proprio lavoro con dignità e impegno, per questo chiediamo con forza che la Governance metta al centro le persone, prima dei numeri e dei ranking

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Disabili discriminati all’Università di Padova

Siamo venuti a conoscenza di un fatto molto grave, avvenuto all’interno dell’Azienda Agraria del nostro Ateneo. Protagonista della vicenda la Direzione dell’Azienda Agraria, la quale, senza neanche informare la diretta interessata, ha posto in mobilità d’ufficio una collega che da alcuni mesi era in congedo per assistere il familiare disabile (congedo previsto dalla Legge 104). Al rientro in servizio la collega, ignara, è stata contattata dagli uffici dell’Area Risorse Umane (ARU), i quali le hanno riferito che il suo posto di lavoro presso l’Azienda Agraria non c’era più e che doveva cambiare struttura. Cosa che è avvenuta nel giro di due giorni!

Giudichiamo questo comportamento dell’Ateneo un atto gravissimo, che attacca i diritti fondamentali, che ignora tutta la normativa nazionale ed europea in materia di tutela e sostegno delle persone disabili, in materia di conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro e in materia di pari opportunità.

Da tempo denunciamo lo scivolamento dell’Ateneo verso una gestione autoritaria, deumanizzata, punitiva e vessatoria nei confronti del personale tecnico amministrativo, sia da parte dei docenti direttori delle strutture, sia da parte dei dirigenti amministrativi.

Ora l’attacco coinvolge anche i diritti di base: la tutela delle condizioni di fragilità e le disabilità. Riceviamo, infatti, continue segnalazioni di lavoratori e lavoratrici disabili abbandonati a sé stessi. La realtà di questo Ateneo è ben diversa dalla narrazione che leggiamo sui media; infatti manca totalmente una politica sulle pari opportunità, sulla conciliazione vita-lavoro, sul sostegno alle disabilità e alle cure parentali, sul benessere lavorativo.

È deludente constatare che, dopo un anno, questo rettorato non abbia ancora compreso che un nuovo modello di gestione del PTA è necessario e urgente.

Per manifestare il nostro dissenso verso le politiche sul Personale Tecnico Amministrativo, martedì prossimo, saremo al Bo, sotto il rettorato, per chiedere che fatti così gravi non debbano più ripetersi e per chiedere un cambiamento nella gestione del personale.